forse
é più semplice
odiare
perché si può
costruire in serie
senza sfumature
* Perfect sense (part 1) – Roger Waters
forse
é più semplice
odiare
perché si può
costruire in serie
senza sfumature
* Perfect sense (part 1) – Roger Waters
Volevi fare l’insegnante? Prendevi un tintu diploma magistrale (alla siciliana) oppure una laurea se proprio volevi strafare e il gioco era fatto, non senza sbattimenti certo, ma almeno seguivi un percorso. Ora invece, ti laurei, poi devi vedere a quale classe di concorso puoi accedere, integrare se ti mancano i crediti formativi per qualche insegnamento, prima c’era la specializzazione, poi l’hanno tolta, poi rimessa con un altro nome, poi tolta ancora, fino ad arrivare ai giorni nostri in cui c’è un corso Pre-fit per accedere al corso Fit, che nell’eventualità dura tre anni e poi se tutto va bene, emigri. Che suona un pò tipo come se ti dicessero: sai vai benissimo così, quello che hai fatto fino ad ora è ottimo, complimenti veramente, però, se riesci a fare anche quest’altro sei al top. Per poi, appena concluso quell’altro sentirsi dire le stesse cose, magari pure e se me lo dicevi prima! Ma il futuro non doveva semplificarci la vita? L’altro giorno ho sentito che per accedere a un test, devo fare un pre-test! E’ la logica di chi la dura la vince oppure semplicemente allungare il percorso per fare in modo che chi se lo può permettere, economicamente soprattutto, può andare avanti e chi non può, semplicemente, se lo prende nel culo.
Quindi, ve lo dico io perché non faccio lo scrittore o per lo meno perché non ci provo a farlo. Fondamentalmente, perché questo è un paese di merda, che nonostante crede di aver superato certe cose col tempo, con le lotte degli altri, ancora se le porta dentro e per certi versi ne va fiero e ringrazia il cielo quando ne ha occasione. Siamo un paese in cui ancora, e oggi in questi tempi di crisi ancora di più, essere “figli di” diventa fondamentale e per certi versi ne delinea le dinamiche sociali e ne stabilisce ruoli e direzioni, livelli, sottolivelli e categorie. Fateci caso, negli ultimi dieci anni, dopo anni di pseudo liquidità sociale, facendo finta di dire “ognuno può essere quello che vuole”, si sta tornando a ragionare per strati, a caste. E allora non sorprendetevi se i figli, che ne so, dei poliziotti fanno i poliziotti. Anche se poi senti i padri fare affermazioni tipo: mio figlio ha studiato tanto si è fatto un culo così per superare quel concorso. Certo, sicuro. Com’è sicuro che non c’entra un cazzo che lui faccia lo stesso mestiere da anni. Pure coincidenze. In realtà, sono diventato meno ingenuo e non mi lascio più ingannare dai colpi di fortuna altrui, che per puro caso, oltre all’impegno costante, hanno ottenuto un lavoro inaccessibile per molti. Ma facciamo ancora finta di vivere in un paese col “sogno americano” ancora vivo e vegeto. Mi sono rotto le palle di tutta questa farsa, di questo politicamente corretto e dello spreco generato da una generazione che ha derubato i propri figli di tutte le possibilità, o almeno di gran parte di queste, per vivere un presente che non poteva permettersi. E ora ritorna ancora per derubare le possibilità ai figli degli altri. Ecco io non faccio lo scrittore per vivere ma l’operaio perché questo è il mio retaggio. Perché questo ho avuto, questo ho conosciuto e qui è dove mi trovo a mio agio e soprattutto questo mi fa campare, sopravvivere e restare a galla nella merda di tutti i giorni, senza per forza perdere la mia dignità.
* Se me lo dicevi prima – Enzo Jannacci