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la mia generazione senza vento, sono qui, aspetterò *

mi piace
l’odore della terra
quando spiove
specie in estate
quando tra le nuvole
esce il sole
non sarete
sempre giovani
e invincibili
da poter vivere
alla giornata
come viene
e se non pensate
al futuro,
a una rete di protezione,
nessuno lo farà
per voi
non certo
questa classe dirigente
che non vede
oltre le proprie scarpe
non vi piacerebbe
vivere in una società migliore?
senza odio
senza negazione
in cui ci si possa
fidare
gli uni degli altri
you may say I’m dreamer
e forse c’hai ragione
non ho più voglia
di cercare di convincere
le persone
che qualcosa di buono
si può fare
il vostro disinteresse
uccide la mia speranza,
la mia voglia di lottare
forse è meglio
andare altrove?

* Sole spento – Timoria

In fondo è bello però, il mio paese e io ci sto *

Ricordiamoci di questo, a futura memoria:
mettere i figli, i nipoti, i cugini idioti, i parenti tutti, i congiunti, gli amici cari, i colleghi, i trombati politici, nelle pubbliche amministrazioni, nei posti chiave dirigenziali, in un cazzo di ufficio sperduto nella provincia remota, con le, manco tanto nascoste, raccomandazioni, con lo scavalcamento delle graduatorie, con le solite spintarelle all’italiana, alla lunga si paga, perché quest’emergenza, ancora più della normale quotidianità, ha mostrato tutta l’incapacità di una classe dirigente che non prevede, non coltiva, non controlla, non informa, non pensa a lungo termine, se non per il proprio tornaconto personale, magari la propria pensione. E poi quando l’imprevedibile accade ci troviamo senza scudi, senza difese, e senza nessuno che sappia agire come si deve, o per lo meno parlare in modo adeguato, pronto solo a fare il solito gioco, l’infinito e collaudato scaricabarile. Senza vergogna, ma con presunzione. Chi ci sta fregando il presente, cercherà di fotterci anche il futuro.

* E io ci sto – Rino Gaetano

ma io sono fiero del mio sognare, di questo eterno mio incespicare *

a cosa mi servirà
questo sapere
non è dato sapere
ma ho cercato di coprire
le mancanze del mio retaggio
la conoscenza
per sentirmi a mio agio
nel mondo
e anche se non ci sono riuscito
ci provo ogni giorno
un libro
che sa farmi viaggiare
scoprire cose nuove
un disco
che sa trasportarmi
in strane atmosfere
un quadro
che sa stupirmi
con pennellate di immaginazione
un film
che riesce, ancora,
a farmi emozionare
a regalarmi una scena da citare

mi piacerebbe,
con lo stesso stupore
di ammirazione
per il successo
o per la ricchezza,
di una persona
sentire dire
che è colta

* Quattro stracci – Francesco Guccini

ma vedrai che andrà bene, andrà tutto bene *

e poi,
alla fine
nessuno avrà colpe
solo chi muore

andrà tutto bene,
solo se andrà bene
per tutti

andrà tutto bene,
soprattutto per chi
ancora una volta
riuscirà a farla franca
a sfuggire alle colpe
a galleggiare
nella propria merda

* Al di là dell’amore – Brunori Sas

i corsi di paura, ricorsi della storia, per trattenerci in una morsa senza memoria *

feccia
vestita in abiti buoni
che si nasconde
nei modi gentili
nel salutare i vicini
e siede su poltrone
di pelle
di essere umani
con vanto e indifferenza
ormai senza vergogna
frequenta
corsi di aggiornamento
sulla violenza
in ogni sua forma
in attesa
di ritornare a galla
cercando di inoculare
la paura
per proporre sempre
la stessa cura

* Andrà tutto bene – Levante

tanta voglia di ricominciare…abusiva *

qualcuno dice:
andrà tutto bene
solo perché
non riusciamo a immaginare
di peggio
o non vogliamo
il tempo sospeso
le libertà depotenziate
le distanze diluite
quasi senza gravità
galleggiamo
nella speranza,
nella nostra inutilità
lasciati così
come delle
cose
posate
in un
angolo
e dimenticate
forse dopo
tutto questo
sapremo dare
più valore
ad alcune cose
gesti e sentimenti
quasi in disuso

* La terra dei cachi – Elio e le storie tese

ho valutato i pro e i contro di una vita rampante, scoprendo che l’amore passa l’herpes è per sempre *

Come fai a riconoscere il vero amore? Sembrerebbe il più vecchio dilemma universale, dai tempi della ragione. O per lo meno dai tempi in cui è diventato un tema centrale, il grande imbroglio del romanticismo, la grande beffa di un universo a due dimensioni. Insomma, come si riesce tra miliardi di persone a capire che la persona che abbiamo vicino sia, risolvendo tutte le equazioni, la più adatta a starci accanto? Unica soluzione possibile o la più conveniente in termini di utilità di ritorno? Per secoli in molti si sono addentrati nei meandri dei meccanismi contorti delle relazioni sentimentali, con diversi punti di vista. Quali sono le affinità da guardare? Quali caratteristiche prendere in considerazione? Chi si somiglia si piglia o gli opposti si attraggono? Ecco la domanda. Ovviamente non c’è soluzione. Ovviamente ce ne sono infinite. Ma come riconoscere la propria? A questo pensava il protagonista di questa storia, pensava alle storie finite e a quello che non aveva funzionato, pensava alle promesse che non erano riusciti a mantenere e badate bene tutti ne facciamo, anche senza accorgercene. In una maniera talmente naturale da sembrare innata, intrinseca del gioco. Parte essenziale. Promettersi qualcosa, promettersi la vita. Pensava alle scelte sbagliate, alle parole fraintese. A quanto si poteva essere stronzi, egoisti, ipocriti. Pensava all’abitudine di certi gesti automatici, che perdevano il loro significato, diventando col tempo solo routine, senza nessuno slancio. Nasciamo incendiari e moriamo pompieri, come le storie d’amore. Tutta quella voglia di non perdersi nemmeno un attimo, quella frenesia, quelle stronzate fatte per dimostrare di essere diversi, all’altezza. E poi piano piano adagiarsi su quel sentimento in un continuo livellamento di tutto. C’è chi si sposa quando arriva a questa fase. Quando si crede di aver raggiunto un equilibrio. Ma è davvero equilibrio o solo rassegnazione, accettazione? Può essere l’idea della felicità, in quanto tale, un sedativo? Un’anestesia emozionale? Perché tutto ci porta a ragionare in questo senso. L’idea di stare tranquilli, di smussare gli angoli, eliminare le divergenze, azzerare i contrasti. Ma non era ugualmente soddisfacente spingere al massimo le emozioni. L’adrenalina di certe notti insonni, di certe corse di disperate. Inseguire qualcosa, conquistarlo e poi non dargli più quell’importanza necessaria. Incorporarla e recintarla. Forse per questo motivo tante storie finiscono con le stesse frasi di circostanza. Una volta eri diverso, non ti riconosco. Quando ormai è troppo tardi. Molto spesso fingiamo di essere quello che non siamo solo perché non ci sentiamo all’altezza. Solo perché vogliamo essere diversi o semplicemente pensiamo che potremmo essere migliori in una determinata maniera. Ma il corteggiamento è solo una fase transitoria, molto spesso guidata più dal corpo che dal cervello. Guidata, forse, più dagli ormoni che altro. Allora ragioniamo col cazzo e cerchiamo di dimostrare di essere veri uomini, nella concezione attuale del termine, che ha subito diversi cambiamenti ma rimane sempre in primo piano. Ma poi questa fase transitoria passa e ognuno inizia a mostrarsi per quello che veramente è, può piacere o meno, perché non potremmo mai fingere all’infinito. Finché morti non ci separi. C’è chi riesce a resistere più a lungo, magari anni, prima di rivelarsi. Ma non c’è scampo, alla fine tutti tiriamo fuori il nostro vero io. E allora che fine faranno le portiere della macchina aperte ai primi appuntamenti? I regali per le ricorrenze varie, anche le più stupide, come sanvalentino? dove andranno a finire i fiori e i cioccolatini? diventeranno solamente un ricordo lontano, quasi da sembrare la vita di qualcun altro. O semplicemente la storia di qualcun altro.

* Non si esce vivi dagli anni ’80 – Afterhours

and still you ask me do I love you, what it is, what it is, all I can tell you is it’s all show biz *

sai, mi piace
stare in silenzio
sul divano
a costruire storie
mattone su mattone
e lasciarle crollare

a volte sento
la mancanza
di qualche particolare
di una delle donne
che non ho saputo
amare
ma quello che più
mi manca
è tornare a casa
col cuore a rimbalzare

* Nobody loves you (when you’re down and out) – John Lennon

frutta e frazioni

perché devo credere di essere
l’altra metà di una mela
e non posso semplicemente
esserne una intera?
che avete rotto il cazzo:
trovati qualcuno con cui stare
che ti devi sistemare
un lavoro
una famiglia
dei figli da accudire
e tutti i passaggi
del vivere comune
una casa
una macchina
le rate da pagare
una felicità
da inseguire
senza mai riuscirne a godere
andare solo avanti
come in un videogioco bidimensionale
la vita è quello che ci accade
mentre continuiamo a progettare
un lieto fine
ma esiste un solo
vero finale
a cui nessuno può sfuggire
fate quel cazzo che vi pare
iniziate a ballare
a cantare
anche se nessuno vi sta ad ascoltare
ridere spesso e piangere
non solo di dolore
amare
e lasciarsi ancora stupire

Grazie a Musa – a piedi scalzi. Un suo post ha ispirato questo.