while the days slipped by from my window watching *

io non me li merito
quarantun anni
me ne merito molti meno
per parlare coi più giovani
discutere, confrontarmi, innamorarmi
senza sentirmi
fuori luogo
fuori contesto
inopportuno

quando viaggio
mi sento sereno
come se riuscissi a trovare
la mia dimensione
in queste porzioni
di emozioni
di paesaggi
e disagi
come se ogni piccola parte
andasse a comporre
un quadro più grande
che è una frase banale
ma pare importante
dal cielo ho visto il mare
e in lontananza
le montagne
alcune con le punte bianche
con un brano di Daniela Pes
in sottofondo
tutto sembrava
distante e calmo
e, insieme, inquietante
quasi come:
non mi viene niente
quando sono con te
e camminiamo per le strade
mi viene sempre in mente
quella copertina
di un disco di Bob Dylan

ho letto un libro
per cercare di capire
l’ordine del tempo
e ho trovato
solo disordine
e confusione
il passato
non esiste
forse, solo il presente
e il futuro
manco a parlarne
e il concetto di tempo stesso
risulta fragile
pertanto,
non diciamolo
a trenitalia
che potrebbe farne
una giustificazione
se non, addirittura,
un vanto

* Coming back to life – Pink Floyd

and when you think more than you want, your thoughts begin to bleed *

in sospensione
chiudi gli occhi
e trattieni il fiato
apnea per un minuto
cosa senti?
lo senti il vuoto?
se vuoi guardare l’orizzonte
prova a scavalcare
la siepe
cosa siamo?
cosa siete?
dove andate?
che modello di scarpe
portate?
e delle mele
mangiate pure i semi?
cerchiamo di essere seri
ridendo più spesso
se non ora
adesso
ero nello stesso posto
nello stesso sogno
e ci stavamo dentro
e ogni volta
mi baci, scappi
e io ti rincorro
e ogni volta
prima di raggiungerti
mi sveglio
chi sono io
per giudicare
il corso del mondo?
ogni epoca
ha avuto il proprio modo
di vivere il suo tempo
e ora che anche il privato
è diventato pubblico
non abbiamo più
linea di demarcazione
non c’è più confine
benché proviamo
sempre a tracciarne
e a creare barriere
per chi non ci appartiene
per chi non fa tendenza
per chi fa resistenza
e cerca speranza
alzare muri, ancora,
andare avanti
guardando indietro
il passato è un posto sicuro
a quanto pare
nella società della finzione,
della realtà che non è reale,
dell’essere schiacciato
dall’apparire,
bisogna essere felici
senza fine
senza un fine
altrimenti chissà cosa potranno pensare
gli altri
di cui, umanamente,
non ce ne fotte niente
per tutto il resto
tranne che per il giudizio,
presunto
quindi, recitare
usando sempre
le stesse parole
ma senza più
nessuna emozione
ma, ehi, non è bello
ciò che è bello
ma ciò che si può
postare

* Society – Eddie Vedder

cambia rotta, cambia stile, scopri l’anno bisestile è volgare il tuo annaspare sai *

che da un momento
all’altro
tutto può cambiare
o tutto può finire
così,
da un momento
all’altro
tutto può cambiare
o tutto può finire
senza nessun preavviso
in un lampo
in una frazione
di secondo
in un battito
di ciglia
una distrazione
uno sguardo
mentre ti penso
e mi confondo
o mi perdo
in un ricordo
tutto può cambiare
o tutto può finire
in un momento
in uno scontro
in un incontro
provo a uscire
da questo loop
eppure non voglio
o non ci riesco
che tutto può finire
e su questo mi soffermo
e cerco di trovare un senso
un appiglio
mentre mi adombro
per giorni, non esco
mi chiudo nel silenzio
guardo un film e piango
ascolto un disco e urlo
che tutto può cambiare
e tutto può finire
nessuno è mai pronto
e chi lo dice, sta mentendo

alla radio ho sentito
che quest’anno
è uguale pari pari,
come calendario,
al millenovecentonovantasei
che già mi pare pare
una passo avanti
rispetto al millenovecentotrentasei

* 1.9.9.6. – Afterhours

non è detto che ogni bruco diventi una farfalla, non è detto che ogni Bugo diventi Lucio Dalla *

avevo scritto
un pezzo
su un foglio
su un sogno
in cui ci stavamo dentro
tu, io
e qualcun altro
un dottore, forse,
non ricordo
e non ricordo
nemmeno dove l’ho messo
non il sogno,
il foglio
con le feste
sto sempre peggio
non ho buoni propositi
per il nuovo anno
e certe volte, penso,
a una parola
o un concetto
per tutto il giorno
fino a quando provo
ad arredarlo:
ucronìa
portami via
in universi paralleli
delle nostre vite
generati da scelte
differenti
attimi colti
treni persi
strade sbagliate
vicoli ciechi
fiati corti
occhi negli occhi
altri ricordi
corsi e ricorsi
e mai trovarsi

* Captatio Benevolentiae – The Andre

I’ll take a quiet life, a handshake of carbon monoxide and no alarms and no surprises *

per ciò che tiene
o ciò che attiene
al volersi bene
non contrasta
col lasciarsi andare
col lasciare andare
prendere la rincorsa
e poi saltare
o ritornare
non sono più,
e me ne accorgo,
sono qualcos’altro
mutato col tempo
a piccole sfumature
aggiunte
o sottratte
un chiaro
che si abbellisce
un nero
che si schiarisce
emozioni
come colori
che si mischiano
incrociano traiettorie
e poi continuano
indifferenti
il viaggio
meglio o peggio
non saprei dirlo
e non dovrei essere io
a dirlo
ma mi confronto
con tutto quello
che accade attorno
ogni tanto sbaglio
ogni tanto
scopro un particolare
di me stesso
che tenevo nascosto
apprendo,
praticando il dubbio
soprattutto su quello
che non conosco
o non capisco
baciarsi sotto il vischio
ha ancora senso?
ogni tanto
prendo tempo
ogni tanto
lo perdo
mi guardo allo specchio
e son vecchio
ma non rimpiango
se c’è qualcosa in omaggio
la prendo
ogni tanto scendo
dalla giostra
e guardo da sotto
e ogni tanto
provo disgusto
ma ogni tanto
rido di gusto
dopo aver pianto
amo tanto
anche se non so dirlo
o forse
non so farlo
ogni tanto ho un tarlo
e per giorni
me lo porto appresso
fino a che risolvo
o me lo scordo
ogni tanto
metto un punto.
ma poi, ricomincio

* No surprises – Radiohead

ast(e)nenze

che astenersi, ho guardato, è
tenersi lontano da qualcosa
e io ero fermo, ancora,
ad astenersi perditempo
ma, invece, guarda l’evoluzione
anche dall’umanità
ci si può astenere
o addirittura esserne contrari
ma una roccia è una roccia
e resta tale
non ascolta e non sente ragione
della goccia
se ne fotte
pensa: non può penetrare
non riuscirà a scalfire una convinzione
figurarsi una risoluzione
tra l’altro, non vincolante
ma la colpa
è anche nostra
della nostra indifferenza
spesso, della nostra supponenza
meglio ancora, della nostra coerenza
in senso laterale
far sembrare normale
cioè che invece è
crimine universale
palese e puntuale
farci fottere dalla prospettiva
senza tenere conto
della proporzione
la miope percezione dell’orrore
nella narrazione tossica
del bene e del male
in assoluto, in perpetuo
senza uno spiraglio remoto
di metterla in discussione
senza nemmeno lo sforzo
di volerci avvicinare
verità di fede,
quanto conta chi muore?
dipende dal suo valore iniziale
vittime in distinzione
chi ha importanza
e chi se la va a cercare
chi paga anche una colpa
che non gli appartiene
chi merita il clamore
e chi tanto è uguale
Chomsky lo diceva
nel consenso industriale
fare finta di non capire
di non vedere, per poi,
azzerare il pallottoliere
e ricominciare a contare
solo quando
ci conviene

where hunger is ugly, where the souls are forgotten, where black is the colour, where none is the number *

quando eravamo piccoli
nelle liti con mio fratello
avevamo alcune regole
da non trasgredire
ché mia madre,
organo superiore,
pena giusta punizione,
si premurava
di far rispettare
per esempio:
non tirare i capelli
e non morsicare

che la guerra è un crimine
lo sappiamo bene
ma siccome, capita che,
può capitare
si è inventato
il crimine al quadrato
che a sua volta
può essere annullato
dalla saggezza popolare:
tutto è lecito
in guerra e in amore

ma quanto
pezzo di merda
devi essere
per bombardare
un ospedale?

* Hard rain’s a-gonna fall – Bob Dylan

can you hear me, Major Tom? *

guardo questo schermo
muto e bianco
è sabato mattina
ieri ho bevuto quattro birre
e non ho voglia di fare
niente di impegnativo
in sottofondo
un filo di mal di testa
mi ricordo che è ottobre
ancora una volta
ma fa caldo
ancora di più
dell’anno scorso
dicono: è sempre stato così
negando pure l’evidenza
ma non parlerò di questo
né di quello che sta succedendo,
del dramma di questi giorni:
il calcio scommesse
ciambella di salvataggio
all’opinione pubblica
per non scrivere e parlare
dell’inadeguatezza su tutti i fronti
e, ora, di guerra
probabilmente schierarsi
probabilmente
sempre dalla parte sbagliata
non certo dalla parte
delle vere vittime
quelle che la subiscono e basta
e non hanno parola
e nemmeno importanza
uno come Gino Strada
quanto ci manca?

così, parlerò di qualcos’altro
che avevo già scritto
su un foglio l’altro giorno:
qualche anno addietro
plutone è stato declassato
a pianeta nano
ma nessuno gliel’ha detto
e lui ha continuato tranquillo
a vivere in un sistema binario
con il suo satellite caronte
ruotando in modo sincrono
in una danza
faccia a faccia
sempre la stessa
è grave?
è gravità
attrazione
baricentro fuori
dall’asse

ogni tanto
ti penso
e mi penso
in un tempo
in un luogo
fors’anche,
in uno spazio
lontano
una mano
che sfiora
una mano
e sviluppa energia
e non è tua
nemmeno mia

* Space oddity – David Bowie

e invidiare le ciminiere perchè hanno sempre da fumare *

certe volte me lo dico:
che piangi a fare
è solo finzione
e ora? era ora
lo è stata e lo sarà ancora
domani al giro della sveglia
la mia è ferma, da mesi
da quando si è scaricata la pila
e fa sempre le dieci e dieci
quindi, venti
la metà dei miei anni
come ti senti?
processo agli intenti
parchi di divertimenti
senza tradimenti
o senza pentimenti
così pare meglio o sbaglio?
quando metti un punto
ricordati dove lo lasci
che poi perdi il conto delle battute
il senso della frase
le regole del gioco
il piede in mezzo al fuoco
aspettami un poco
non abbiamo fretta, ti prego
ci è rimasto un solo remo
gireremo in tondo
in questo mare
in questo amare
in questo gioco di parole
tergi-versare
senza avere un fine
senza volerci arrivare
smettere di fumare
per poi ricominciare
ancóra
o àncora di uno status sociale
tanto quanto può far male
se fatto con moderazione?
attenzione, concentrazione
ritmo e vitalità
le luci della città
nelle notti silenziose
e il loro strano rumore
in sottofondo come
formicolio del mondo
in non mi vendo
come Renato Zero
al massimo mi regalo
tienimi la mano
che, a volte, tremo
e non so che dire
ma guardarti negli occhi
può bastare a placare
questo senso di inadeguatezza
anche se non passa, rimane,
lo posso accettare
come in quella canzone
tu fai il cielo, io faccio gli alberi
facciamo un quadro in collaborazione
ho avuto una visione
di avere una visione
ma senza droghe buone
(è pellicola sprecata)
Fellini, vedi di darti una calmata
non siamo mica tutti Mastroianni
ci chiamano giovani
fino a quarant’anni
perché hanno infranto
tutti i nostri sogni
precari nel lavoro
e nei sentimenti
scendi, andiamo a guardare
l’arroganza dei gabbiani
su lungomari
in produzioni seriali

* Per combattere l’acne – Le luci della centrale elettrica

cosa vuoi? siamo scimmie terrestri *

avere il coraggio
di alzarsi in piedi
e dire chi e cosa siamo
e, soprattutto, cosa
non vogliamo più essere
fare ammenda
imparare a chiedere scusa
ma anche perdonare
e, soprattutto, perdonarsi
questo è un paese, diciamo, strano
anche se non so rispetto a cosa
lo penso ormai da tempo, troppo,
ma non riesco a rassegnarmi
alla logica del “funziona cosi!”
perché è cosi che funziona
solo se continuiamo
a farlo funzionare in questo modo
rifugiandoci nella perversa idea
del quieto vivere
ma chi ci deve venire
a un torneo di poesie?
vado anche da solo, non è un problema
troverò qualcuno con cui
fare mattino
quando sono nervoso
scrivo, in silenzio
o cucino, cantando
a volte, urlando
a volte, solo dentro
fumo due sigarette rollate di fila
che una non mi lascia contento
e mi piacerebbe, ogni tanto,
sentirmi dire: non stare solo, vieni qui
anche se non andrei comunque
forse il mio tempo è l’alba
col suo silenzio
prima del risveglio del mondo
così vorrei alzarmi presto
al mattino
con tutta la volontà
e la decisione di saper cosa fare, in generale,
una cosa e farla bene
invece, apro parentesi
di diversa forma
e certe volte, mi perdo
o mi prendo troppo sul serio
allora, abbozzo un sorriso sarcastico
verso me stesso
e provo a rilassare il corpo
la mente e tutto il resto
esisto e resisto

* Loniterp – Verdena

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